John Milios
In the Medi TelegraphMilano – Yiannis Miliòs al momento è forse il più influente economista greco. Influente all’atto pratico, perché il docente della Ntua , la National Technical University of Athens, responsabile della politica economica di Syriza, è uno degli uomini che hanno scritto il programma elettorale del partito.
Milano – Yiannis Miliòs al momento è forse il più influente economista greco. Influente all’atto pratico, perché il docente della Ntua , la National Technical University of Athens, responsabile della politica economica di Syriza, è uno degli uomini che hanno scritto il programma elettorale del partito. Fa parte di quella stretta cerchia di cinque professori che consigliano Alexis Tsipras e a lui è probabilmente il più vicino. In tutto il programma, quello che ha fatto così arrabbiare Berlino e Bruxelles nelle scorse settimane, c’è la sua impronta. Rinegoziazione del debito, revisione dei memorandum con la Troika, fine delle politiche di austerità, stimoli per la crescita e stato sociale sono i cardini della sua ricetta. Da Berlino, che conosce bene perché in Germania ha studiato e ricevuto un dottorato, è appena tornato. «Ma questa volta ho incontrato solo giornalisti» ci dice al telefono dal suo ufficio di Atene.
Professore, ultimamente ci sono state delle aperture, l’ultima da parte del Governatore della Banca Centrale francese, verso un’estensione del debito greco, insomma una rinegoziazione. Crede che i toni si stiano ammorbidendo a livello europeo?
«La propaganda che è stata fatta sull’uscita della Grecia dall’euro è stata solo utile a spaventare la gente. Nessuno oggi crede più nella cosiddetta Grexit o negli scenari catastrofici in caso di vittoria della sinistra. In Europa e a Berlino si è capito che bisogna discutere con Syriza, che formerà il prossimo Governo, e c’è un clima migliore. E questo è bene non solo per noi ma anche per l’Europa».
L’argomento dell’uscita di Atene dall’euro è ancora attuale?
«Se un Paese, la Grecia, fosse fatto uscire dall’euro, la zona euro collasserebbe, perché sarebbe trasformata da area a moneta unica in area a cambio fisso, come quella degli anni ‘90. A quel punto i mercati valuterebbero il rischio dell’uscita di altri Paesi e questo porterebbe a un collasso. È un gioco pericoloso, noi non lo vogliamo ed è bene che abbiano smesso di parlarne».
Quali sono i punti principali del programma economico di Syriza?
«Combattere la crisi umanitaria in corso in Grecia, far ripartire l’economia prospettando delle soluzioni valide e un modo per risolvere i problemi del debito privato, quello delle famiglie che non riescono a pagare il mutuo con la banca, o le tasse, recuperare il lavoro restaurando il potere di contrattazione dei lavoratori. Infine una riforma dello Stato, visto che abbiamo un sistema clientelare e inefficiente».
Come è il dialogo con Berlino sotto questi punti di vista?
«Loro sono in una posizione molto forte, ma gli argomenti che stiamo discutendo sono problemi europei. Discuteremo con loro, perché sappiamo che sono il Paese più forte in Europa, ma lo faremo anche con tutti gli altri Paesi della zona euro e dell’Unione, Italia, Francia, Spagna. Spero che, nell’ambito di questo framework europeo, riceveremo reazioni più positive di quanto la maggior parte della gente pensi».
Se Syriza vincerà le elezioni sarà un segnale per il resto dell’Europa che il tempo dell’austerità sta finendo? Anche con una Commissione che rimane molto conservatrice?
«Sì, credo che aiuterà molto ad andare in questa direzione. Tutti sanno che l’austerità ha fallito negli obiettivi che si era posta. Per esempio la politica del taglio dei salari non ha portato più occupazione, ma meno, non sono stati risolti i problemi del debito, l’Europa è finita in deflazione e in stagnazione. Se ci sarà un governo di Syriza dimostreremo che anche questa dialettica thatcheriana del “non ci sono alternative” è sbagliata. In conclusione credo che ci saranno cambiamenti nella scena politica della quasi totalità dei Paesi europei».
Che cosa risponde ai conservatori, i quali dicono che Syriza è un rischio per la Grecia e per l’Europa tutta?
«Che è l’ultimo degli argomenti che hanno a disposizione, perché non hanno un programma alternativo all’austerità. Io dico alle persone di non avere paura e che insieme riusciremo a cambiare la Grecia e l’Europa».
Un’ultima domanda: come valuta lo stato di salute dell’economia italiana?
«Non buono, per le stesse nostre ragioni, austerity compresa. C’è una grande disoccupazione, specialmente al sud, un enorme debito sovrano, che non può essere mantenuto, perché ora i tassi di interesse sono bassi, ma non lo saranno per sempre. Questo implica un basso tasso di crescita e di sviluppo e questo non può essere tollerato a lungo. Avete bisogno anche voi di un’iniziativa politica e di idee molto più progressiste».